Mi ha chiesto dei cambiamenti climatici di oggi e di ieri e del ruolo che l’attuale crisi climatica sta avendo e avrà sulle nostre vite e sulla società. Abbiamo anche discusso di donne e scienza, dell’importanza di poter scegliere, e soprattutto di avere esempi che indichino la strada.
Ringrazio la dott.ssa Troiano e la redazione di Pikaia per questa opportunità.
Sono stata invitata da Agnese di Archeo Friendly a discutere insieme del libro “La preistoria è donna” di Marylène Pathou-Matis.
Negli ultimi anni l’archeologia ha subito una svolta epocale. Grazie alle nuove tecniche d’indagine è possibile ricostruire molti più aspetti e caratteristiche della vita dei nostri antenati, anche quelli vissuti in epoche lontane come la preistoria. E si sta iniziando anche a capire che i ruoli di genere forse non erano proprio quelli che ci immaginiamo. Ne parliamo in questo video.
Fino alla metà del XX secolo, dipinti, sculture, libri, illustrazioni hanno creato un immaginario collettivo trasmettendo un unico messaggio: la preistoria è una questione di uomini. Ma non ci sono prove che gli uomini primitivi fossero cacciatori, creatori di armi e utensili, nonché artisti di dipinti rupestri mentre le donne si occupassero solo dei figli e di tenere in ordine la grotta. L’archeologia è una scienza giovane, che risale al XIX secolo, ed è stata sviluppata da studiosi di genere maschile che erano inclini a proiettare gli stereotipi di quel tempo sul loro oggetto di studio, costruendo un modello di famiglia preistorica che imita quello della famiglia occidentale dell’Ottocento: nucleare, monogama e patriarcale, con l’idea che le donne non abbiano avuto alcun ruolo nell’evoluzione tecnica e culturale dell’umanità. Escludendo metà della popolazione, la visione del comportamento nelle società preistoriche è stata distorta per più di un secolo e mezzo. Nell’ultimo decennio, però, lo sviluppo dell’archeologia di genere, delle nuove tecniche di analisi dei reperti e le recenti scoperte di fossili umani ci hanno permesso di sfidare i numerosi pregiudizi sulle donne preistoriche, che erano in realtà meno sottomesse e più inventive di quanto si è creduto fino a oggi. Con La preistoria è donna, Marylène Patou-Mathis decostruisce i paradigmi all’origine di questo ostracismo e ci permette di aprire nuove prospettive nell’approccio scientifico verso lo studio delle società preistoriche. Pone inoltre le basi per una diversa storia delle donne, libera da stereotipi, non più dominata e scritta solo da uomini.
L’autrice
Marylène Patou-Mathis è archeologa preistorica e direttrice di ricerca al CNRS. Lavora al Museo di Storia Naturale di Parigi. È una dei maggiori esperti al mondo sul comportamento dei Neandertal.
In questo episodio di Meet Science ho intervistato Annalisa Carretta, dottoranda in Nanoscience alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Cosa sono le nanostrutture? Ed in che modo ci possono aiutare? Si possono vedere i virus al microscopio? E quali tipologie di microscopio è possibile usare per esaminare queste strutture? Abbiamo inoltre parlato molto di divulgazione al femminile: Come mai la figura della scienziata nella storia è passata in secondo piano?
Recentemente, lo sviluppo di ricostruzioni paleoclimatiche continue che coprono centinaia di migliaia di anni ha permesso di integrare il clima nel passato in studi di tantissime discipline diverse: dalla paleoecologia alla linguistica, dall’archeologia alla biologia della conservazione e dalla genetica delle popolazioni all’evoluzione umana.
Purtroppo, però, i dati climatici possono essere difficili da estrarre e analizzare per gli studiosi che non hanno familiarità con gli specifici formati in cui vengono condivisi. Con i miei colleghi di Cambridge e di Jena, abbiamo affrontato questo problema creando pastclim. Si tratta di un pacchetto R che facilita l’accesso e l’uso di due serie di ricostruzioni paleoclimatiche che coprono rispettivamente gli ultimi 120.000 e 800.000 anni.
Il pacchetto contiene un insieme di funzioni che consentono di recuperare in modo semplice e veloce il clima di specifiche aree per periodi di interesse, estrarre dati climatici di punti sparsi nello spazio e/o nel tempo, recuperare serie storiche da singoli siti e gestire facilmente i ghiacci perenni e le linee di costa.
Nel preprint sono contenuti due esempi che mostrano come usare pastclim per analisi archeozoologiche o paleoecologiche. Il codice in R e i dati associati possono essere scaricati da questo link.
The recent development of continuous paleoclimatic reconstructions covering hundreds of thousands of years paved the way to a large number of studies from disciplines ranging from paleoecology to linguistics, from archaeology to conservation and from population genetics to human evolution. Unfortunately, such climatic data can be challenging to extract and analyze for scholars unfamiliar with such specific climatic file formats.
Here we present pastclim, an R package facilitating the access and use of two sets of paleoclimatic reconstructions covering respectively the last 120,000 and 800,000 years. The package contains a set of functions allowing to quickly and easily recover the climate for the whole world or specific areas for time periods of interest, extract data from locations scattered in space and/or time, retrieve time series from individual sites, and easily manage the ice or land coverage.
The package can easily be adapted to paleoclimatic reconstructions different from the ones already included, offering a handy platform to include the climate of the past into existing analyses and pipelines.
Sono di nuovo stata ospite di MeetScience per parlare di clima del passato, DNA, evoluzione e giochi da tavolo (qui il video della mia prima intervista).
Inoltre, questo video rappresenta il mio ingresso nella famiglia di Meet Science.
Nei prossimi mesi, infatti, passerò “nell’altra metà dello schermo”, intervistando per MeetScience ricercatori e ricercatrici per farvi raccontare la scienza dalla voce dei protagonisti. Via via che usciranno nuovi video li posterò nella sezione “Meet Science” di questo sito.